Foto di Davide Donelli

Eccolo qui” direte voi. Di nuovo con le sue lettere sdolcinate. Ebbene però vorrei raccontarvi quella che è stata una trasferta attesa. Decisamente attesa perchè, come per la Sardegna, era una novità sia per me così come per i miei fidati compagni. Il dream team è sempre quello: Il sottoscritto, Aldo e Max. 

Il trio delle meraviglie. 

A parte gli scherzi, voglio iniziare dalla fine stavolta come nei migliori romanzi. Non sarebbe mai stato lo stesso se non fosse per questo Dream Team. Ci siamo divertiti, abbiamo assaporato tre culture diverse, avuto un fiato mostruoso per quattro giorni, bevuto un succo corrosivo corredato da un caffè poi non così malvagio. Ma abbiamo tirato anche qualche porcone, con quel maledetto aereo cancellato, ma fa parte del gioco. Abbiamo riso, tra il passante tedesco schiantatosi contro un palo e rimproverato dalla fidanzata, le battute a bruciapelo di Max e le innumerevoli vacche a bordo strada.

E no, non sono le vacche che pensate voi, porcellini.

Faccio parte di questa famiglia da ormai quasi nove anni, dove non avrei mai pensato che si sarebbero costruiti rapporti simili. Ci possiamo definire una famiglia perchè siamo sempre alla continua ricerca del miglioramento ma soprattutto nello stare bene in quello che facciamo. Voglio per cui, in questa prima parte, ringraziare infinitamente Aldo per aver organizzato in modo impeccabile questa trasferta (come tutte le altre), aver saputo gestire a sangue freddo un inconveniente che personalmente mi avrebbe “bloccato” a livello psicologico e infine ma non da meno, essere Aldo. Ringrazio Max che con la sua saggezza, ironia e ilarità mi solleva dal peso del mondo circondandomi da un’aura di spensieratezza ad ogni trasferta. Un grazie ovviamente anche a coloro che da casa ci hanno compatito, come Francesco e Marco che si sono occupati di fornire a tutti voi che ci leggete notizie fresche. 

E’ un Grazie con la G maiuscola. I rally senza VOI non sarebbero lo stesso. 

Quindi, giuro che ora parlerò di rally (e anche di auto a noleggio) dopo essermi un attimo asciugato gli occhi.

Occhi che hanno visto l’oscurità dal finestrino di un Boeing 737 dal decollo di Milano Malpensa con un meteo non proprio dei migliori, per poi ricredersi alla vista delle luci della ormai dormiente cittadina di Innsbruck e dopo diversi minuti al grande aeroporto di Monaco di Baviera. Usciti dal gate, inforcato il grande corridoio, preso il treno per arrivare all’uscita per poi respirare quella fresca aria tedesca: ci siamo.
Quello che avevo bramato nelle settimane precedenti finalmente si sta concretizzando e dentro me un’incredibile voglia di rally sta salendo. Tuttavia però, prima di ogni cosa perfino del rally, dobbiamo fare un’azione importantissima.

LA MACCHINA A NOLEGGIO.

Eh si perchè non sembra ma la macchina a noleggio correda la trasferta. Fa parte di tutto il pacchetto delle mille avventure. Ma noi ormai, dopo la Sardegna, siamo più che preparati ad ogni avventura. Veloci andiamo dal noleggiatore, quattro battute in inglese e poi via al parcheggio per ritirare il bolide. Saliamo, si mette in moto e via per 130km alla volta dell’albergo. Tra musica folkloristica italiana e un pò di Rammstein arriviamo alla nostra destinazione ad un orario umano; peschiamo le chiavi da una fioriera, entriamo, studiamo cosa fare l’indomani e ci buttiamo nella dolce notte di Passau.

Il venerdì è stato tosto. Tosto per diversi fattori. Il primo sicuramente la distanza; le prove in Repubblica Ceca non sono proprio vicine. Timbriamo la sveglia alle sei e mezza, colazione alle sette dove praticamente buttiamo giù dal letto la direttrice della struttura. Si viaggia subito con salumi e formaggi (anche perchè peperoni crudi, rucola, cipolle e pomodori di prima mattina non sono proprio nei nostri piani) infilati in mezzo a del buon pane. 

“Coffee?”

Con un minimo di riluttanza accenniamo un “yes” alla proprietaria, sprezzanti del pericolo. Pericolo è la parola che non conosce Max, che chiede un cappuccino. In Germania, alle sette di mattina, è cacca certa. Eppure quella bevanda marrone simil-caffè che esce da un mega caraffone non è così male così come il cappuccino, con la testa semi approvante di Max. Uno shottino di succo MastroLindo e via a prepararsi. 

Il primo approccio tedesco sul cibo non è stato così tragico, ma anche perchè abbiamo in mente solo di ritirare i nostri pass Media per poi fiondarci in prova speciale. Non sappiamo cosa ci avrebbe accolto, ma è anche il bello delle trasferte. Presi i nostri magici cartellini, partiamo per altre centinaia di chilometri per il confine Ceco. La strada si apre in questi immensi campi su colline verdi, per poi tramutarsi in una foresta di abeti e betulle maestosa. Una strada bellissima si inerpica per diversi paesini caratteristici, in cui gli occhi si posano su ogni minimo particolare. Culture che si intrecciano e creano un qualcosa di meraviglioso. 

La strada ci conduce fino ad un paese Ceco, dove il camioncino era già più che pronto a distribuire birra, gulasch, salsicce strane e altre pietanze. L’umidità e il freddo ci prendono alla sprovvista ma siamo comunque preparati. Andiamo in esplorazione e troviamo una bella “S” che si apre su un viale alberato. Ci posizioniamo e aspettiamo. Le vetture iniziano a sfilare, cominciando anche a scattare le prime foto di questa trasferta. Discretamente soddisfatto, giocando in vari posti. Passate però le prime Rally2 è ora di andare. Ci trasferiamo sull’altra speciale, dove un timido sole inizia a fare capolino al termine del pomeriggio. Una bella inversione con luce a favore, lascia spazio a qualche buono scatto e a delle discrete riprese. Al passare di Rossel, ci confrontiamo con soli sguardi e decidiamo di congedarci. 

In tutto questo non abbiamo né pranzato né bevuto mezza birra…in Germania! Sacrilegio!

Decidiamo quindi di fare un giro in assistenza dove con il nostro beniamino Pass possiamo intrufolarci nel media zone. Qualche foto veloce con un orecchio puntato sulle interviste.
Oliver Solberg mi passa a fianco. Chiedo una foto. Con estremo garbo me la concede nonostante va di fretta e poi sale sulla sua Skoda. Dopo aver dato uno sguardo all’assistenza, decidiamo di cenare con dei – testuale dicitura – Rosti Rolls. Involtini ultra fritti con patate, cipolle, patate, ancora cipolle e patate in contorno. Chiaramente tutto sciacquato da una birra tedesca. Con il fiato corrosivo decidiamo di ritirarci in albergo dopo una lunga giornata. 

Sabato. Beh sabato è iniziato un po’ nebbioso. Dopo panino-caffè-succo MastroLindo abbiamo inforcato la nostra Peugeot 2008 alla volta dell’Austria. La nebbia invece che calare aumenta. Arrivati al punto scelto siamo piuttosto scettici, pronti a levare le tende prima del previsto. Max si ferma all’intersezione mentre con Aldo decidiamo di provare ad avanzare. Il campo fradicio ci sta inondando le scarpe, mentre la nebbia rende il tutto più pittoresco pensando di essere nella bassa Padana. Arrivati ad un rettilineo, pensiamo di fermarci e rassegnati ci accontentiamo. Alla fine però il risultato non è per niente male.
Dopo i locali di Rally2 ci spostiamo; facciamo però tappa ad un bellissimo e caratteristico Despar austriaco arroccato in un paesino collinare. 

L’intenzione è di avere qualcosa per pranzo. 

Un buon prosciutto arrosto in busta, della mozzarella comprata in Austria e prodotta in Germania, pane di due giorni prima. Tutto chiaramente abbeverato da birra Kaiser e come dolce una serie di biscottini da €1,90 in un bustone da 300g.

Ah, non dimentichiamo le due banane salutari di Aldo. 

Fatta questa parentesi, arriviamo ad uno spot che non ci saremmo mai aspettati così gettonato. Mancano due ore alla partenza della prova speciale e orde di persone cercano di prendere posto. Consumiamo il nostro pranzo d’elite appoggiati al baule della Peugeot 2008, che nel frattempo aveva assorbito patate e cipolle dalla sera precedente.
Decidiamo di incamminarci; esibito il pass ci lasciano camminare sull’asfalto mentre gli altri spettatori li spediscono nell’erba fradicia, con conseguenti imprecazioni indefinite. 

Ammetto che sogghignavo tra me e me. I’m the elite, moth***er.

Mi piazzo davanti a tutte le persone, Max volteggia in mezzo al prato in solitaria mentre Aldo prosegue più avanti. Il commissario poco dopo mi raggiunge.

“Non mi spostare, ti prego non mi spostare”. Penso. 

“Can I stay here? I have pass Media”. Con un sorriso da venditore d’automobili.

“Yes; no problem. Stay safe ok?”

E mi sono abbandonato a sedere sul prato, guardando la diretta Rally.tv nel maxi schermo installato. A mezz’ora dalla partenza vengo circondato dai Media Tabard e fotografi professionisti. Tutti con mega attrezzature e cannoni al posto delle reflex. Guardo tra le mie mani. 

La mia Canon 700D con un modestissimo 18-135mm è li che mi guarda. Sono otto anni che mi guarda. Faccio una smorfia di approvazione e mi dico “gliela facciamo vedere noi a questi”. Le macchine iniziano a sfilare, con uno scatto dopo l’altro cerco di immortalare il tempo che nel mentre si è fermato negli istanti brevi di un millesimo di secondo. Un millesimo, ma che ripensandoci, sembra una eternità. Abbandoniamo poi la speciale, verso l’ultima prova di giornata per poi essere diretti all’assistenza e poi a cena. Una cena migliore della sera precedente. Un pub dove brindiamo con una buona birra tirando le somme della giornata. La nostra Peugeot 2008 nel frattempo non ci ha abbandonati, tra peti consistenti, fiate bestiali e cipolla impregnata in ogni dove. Elaboriamo quanto prodotto nella giornata, con una connessione traballante giriamo tutto online per poi abbandonarci nuovamente alla notte di Passau. 

Ed è già domenica. Già, ultimo giorno. La prendiamo comoda. Ultima colazione, ma abbiamo dovuto cedere. Pane e nutella. Yogurtino magro e frutta. Il corpo ormai chiedeva pietà. Lasciamo per l’ultima volta l’albergo, certi che sicuramente ci sarebbe mancato. Ci dirigiamo sulla prova speciale tedesca che fa da Power Stage finale. Un bellissimo panorama. Tedeschi già “carichi” scorrazzano con un sidecar Zundapp per i campi, con il profumo di salsicce e caffè che prende spazio nell’aria frizzantina. 

Appassionati sorridenti, gente scherzosa, macchine e rally nell’aria. Sorrido anche io. Sono felice. 

Prendo posto con Aldo in uno spot che sembra valido, pregando ogni tipologia di santo che possa essere esistito purchè nessun Media Tabard ci si fiondi davanti. Arriva Mikkelsen, passa Fourmaux. Innegabile che la mia Rally1 preferita è la Puma. La calca di tifosi dietro, il paese sullo sfondo con un bellissimo prato verde e il sole splendente. 

Congelo quello che è la spensieratezza dei rally, mischiati alla dedizione, determinazione e ferocia di questo sport. Sono fiero e contento di aver chiuso così la domenica. Ma non so cosa mi attende dopo. Decidiamo infatti di andare al termine della prova speciale, per dedicarci agli arrivi dei piloti e vedere “live” ciò che solitamente vediamo in televisione. 

Siamo vicinissimi, con Molly Petit a pochi passi e alle varie telecamere. Iniziano ad arrivare i piloti che terminano la Power Stage. Uno dopo l’altro vengono assaliti da fotografi e giornalisti. In particolare Ott Tanak, che vincendo la corsa festeggia come di consueto sul tetto della sua Hyundai. 

Scatto, scatto e scatto ancora. Voglio immortalare quel momento. Quei momenti di umanità in persone che ci sembrano alieni all’interno di quelle pazze vetture. 

Ci spostiamo in massa al palco del podio. La calca di gente è disumana. Non si vede nulla. Sto per demordere, ma riesco a passare in esterno. in un batter d’occhio intravedo Max. Con non-chalance ci intrufoliamo sotto il palco. Insieme ai Media Tabard abbiamo i piloti ad un paio di metri da noi. Posso sentire la fatica. Posso sentire l’entusiasmo. Posso sentire lo scaricarsi dell’adrenalina in loro mentre sollevano i loro trofei. 

Ed anche io, prima di essere lavato dallo champagne, sollevo la mia reflex, guardo il mio cartellino e rido da solo. Scatto un’ultima fotografia prima di pigiare il tasto “Off”. Thierry Neuville è raggiunto dalle sue figlie. Le prende in braccio, gli parla e fa il papà. Un papà che fino a dieci minuti prima sfiorava i guard rail a 200 km/h. Thierry sorride. Il CER si chiude qui.

Ci chiediamo perchè amiamo questo sport. Ce lo sentiamo dire spesso. 

Beh, non credo ci sia da aggiungere molto.